Cosa vuole dire essere Italiani?

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France
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Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by France » 11/09/2010 17:03

Questo tema è stato molto dibattuto per me, e a lungo non ho trovato risposta a questa pressante domanda, ma dopo anni che mi sono posto questa domanda forse ho trovato una intuizione che voglio condividere con voi, specialmente perchè in passato sono comparse alcuni miei post in cui questo tema veniva fuori direttamente o indirettamente.

Prima di tutto, il perchè di questa domanda: Sono nato in svizzera e sono vissuto sempre in svizzera, ma parlo l'italiano ed ho una cultura italiana, e quindi non mi sento svizzero. Ma quando vengo in italia vengo percepito come straniero da un punto di vista culturale. Ma è anche fondamentale il fatto che quando sono in italia non mi sento italiano. Quindi la domanda è forse delle più banali, trovare un senso di appartenenza e le classiche radici.

Dopo lungo tergiversare sono arrivato a conclusioni interessantissime partendo da prima che l'italia fosse come nazione fosse stata anche solo pensata, ovvero dal medioevo. Ai tempi Dante con il de vulgari eloquentia, ha tentato di tracciare una comune origine culturali per i popoli del si, ergo l'italia di oggi, più o meno, ed ha così cercato nelle varie lingue un comune denominatore per trovare una comune origine. Le sue parole sono interessanti. Permettendomi la licenza di non citare in toto, ma pressappoco è così: è molto difficile trovare nelle selve dell'italia (ovvero i vari dialetti) l'odorosa pantera (l'italiano), che lascia ovunque il suo profumo ma non si manifesta mai in nessuna.

Questa metafora mi ha fatto capire una cosa molto importante. Se ci allontaniamo da un ambito strettamente linguistico e lo applichiamo ad un'ambito di più ampio respiro penso che si possa capire perchè l'italia è così come è. Praticamente il fattore che ci unisce è la nostra diversità. Ovvero il fatto che ogni città, ogni regione ha la sua lingua, e la sua diversità rispetto agli altri. Questa diversità però non deve essere intesa come una cosa assoluta ma semplicemente come un sentire che l'altro è diverso, ma simile. L'accettazione dell'idea che non esiste un modo unico di vedere le cose fra persone simili.

Questo nuovo punto di vista si applica benissimo alla storia della penisola italica, sempre divisa fra guerre e stati. Soprattutto quello che mi colpisce è che non esiste un modo di essere italiani, non esiste un esempio da seguire e non esistono i binari prefissati dalla cultura per giungere ad una unica meta prefissata a livello nazionale.

Infatti se guardiamo stati di lunga durata come la francia o la svizzera, sono culturalmente molto chiusi nella possibilità di essere diversi. Lo svizzero tedesco dovrà essere preciso e di coccio, se no va al di fuori dei valori culturali della propria nazione. Questa è anche la ragione per cui veniamo percepiti con tanto sospetto dalle altre nazioni, perchè non siamo mai stati in grado di proporre un modello culturale unico e facilmente riconoscibile, andando di fuori dagli stereotipi più stupidi. Infatti la cosa ho notato facendo un rapporto sulla cultura del lavoro in italia e in svizzera per quanto ho visto, è che in italia l'importante è che il lavoro debba essere fatto, mentre in svizzera il lavoro deve essere fatto secondo rigidi schemi, altrimenti non è considerato valido. Un'altro esempio è anche il fatto che uno svizzero riprenderà un'altro svizzero molto facilmente per qualsiasi cosa che ritenga sbagliato, mentre un'italiano più probabilmente penserà: saranno fatti suoi se non mi arreca danno.

Quindi arrivando alle mie personali conclusioni, abbiamo in italia forse uno dei modelli culturali più maturi che si possano vedere, perchè presuppongono una propria crescita interiore visto che la società non offre esempi da seguire. Insomma è difficile essere italiani! È molto facile essere tedeschi o inglesi! Poi non voglio dire che l'Italia non abbia problemi, ma almeno ogni uno è veramente libero di cercare la propria strada come meglio crede.

Se pensate che mi sbaglio completamente ditemelo che magari ci scappa una discussione interessante!

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Beavis
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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by Beavis » 11/09/2010 17:28

Prima di tutto vorrei rassicurarti su quel tuo "non mi sento italiano" stai tranquillo praticamente nessuno si sente italiano fino in fondo, forse proprio eprchè come dici tu non abbiamo un modello comune e standard come altre nazioni e non ci sentiamo uguali agli altri.

Sai non penso che sbagli.
Effettivamente viagginado un po' a contatto con le altre popolazioni europee e non anche io ho avuto questa impressione, ti fai subito un idea della cosa se fai per esempio una crocera nel mediterraneo dove sulla anva avrai grosse fette di italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e minoranze di americani, giapponesi, canadesi, ecc.
In situazioni del genere è facile riconoscere subito le peculiarità di ogni popolazione.
Lo sappiamo tutti quel grassone con sandali e calzini verdi fermo in mezzo al passaggio come uno stordito non può essere che tedesco :sniper:

Si forse il modello italiano è più maturo perchè più vario, però da un altro punto di vita è più immaturo perchè si stà arrivando ad un livello di "saranno fatti suoi" eccessivo, dannoso e che sfocia nella maleducazione.
Monologhista doc :teach:

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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by ayakuccia_o.O » 11/09/2010 22:08

come non citare Gaber? :k:

[youtube]5aWYkwV-pn0[/youtube]

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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by Shauron_o.O » 11/09/2010 22:29

Al popolo Italiano credo che manchi la tranquillità e l´ammodernamento del sistema politica.

Stando fuori ho visto come,ad esempio,i vari stati federali Austriaci siano in competizione fra loro,una competizione serena.
I Viennesi se la tirano perchè dicono di produrre il miglior cioccolato,i Carinziani perchè hanno i laghi più belli dell´Austria e i Tirolesi perchè credono di produrre la miglior birra e il miglior latte.
All´interno di questo clima di competizione ognuno cerca di migliorare la propria regione,il proprio stato,e nel piccolo è possibile persino riuscirci (non è raro trovare qualcuno che conosci in qualche giornale locale..)
In Italia è tutto completamente diverso,non si sente una particolare appartenenza alla propria nazione,non si fa nulla per essa.
Una buona fetta del nord lotta per separarsi dal sud. Il sud è quasi tutto completamente sbagliato,basta leggere un giornale locale e vedi solamente foto di boss e pusher arrestati,quotidianamente,sembra che tutti in Campania vendano droga e,come dice Saviano,ogni bene,ogni struttura che hai davanti agli occhi,appartenga alla camorra.
Il centro...beh,sta lì. Ognuno campa la giornata,l´Italia e´ un paese relativamente grande ed è impossibile riuscire ad emergere con delle buone idee in questo clima di indifferenza...
Ci sono troppe cose sbagliate in Italia ed è difficile trovare dei motivi per sentirsi fiero di esser Italiano...perchè dovrei andare in giro a dire che in realtà vengo da Napoli quando sulla carta di identità ho residenza Tedesca e cittadinanza Austriaca?
In ogni caso spero che con l´avvento del federalismo (approposito...non doveva essere imminente? :asd: ) si riesca davvero a cambiare...tanto peggio di così sinceramente...

Oramai l´Italia la vedo come un enorme computer con uno compartimento Hardware fra i più potenti in circolazione,potrebbe far di tutto,peccato che ha installato Windows 95,Office 2000 e Microsoft Explorer 6.0...E´ bella da vedere ma quando ci inizi a lavorare o inizi a conoscerla ti rendi conto di quante potenzialità non sfruttate...
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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by France » 11/09/2010 23:00

bella li aya! Ho apprezzato molto!

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Canard Favrille
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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by Canard Favrille » 12/09/2010 11:29

E' molto difficile trovare un identità unitaria per l'Italia. Nemmeno in ambito culturale c'é unità.
Per un Francese, un Inglese, uno Spagnolo e molto più facile trovare elementi di identità semplici e folgoranti che hanno determinato la nascita della loro nazione. La reconquista spagnola, facile e immediata, non serve sapere molto per comprendere il fondamneto dell'identità spagnola. La Francia ha la guerra dei 100 anni, la rivoluzione francese. L'inghilterra é un isola, ha fondato l'impero. Tutto molto semplice e di facile comprensione per qualsiasi cittadino di quella nazione.
Per l'italia non é così semplice.
Gaber cita con orgoglio il rinascimento, ma se lo si studia un pochetto più a fondo si scopre che esiste il rinascimento di Firenze, quello di Roma, quello Milanese, quello Veneziano....ecc ecc ecc.
Poi scopri però che a Torino, il duomo é in stile rinascimentale Romano, che le maestranze bergamasche vennero chiamate ed usate a Roma che l'architetto nato a Pavia lavorò sopratutto a Firenze. Esiste il Barocco Siciliano e il Barocco Piemontese ma uno dei più grandi arcitetti del Barocco Piemontese é siciliano.
Un gran minestrone, e il minestrone si sa, non a tutti piace però fa molto bene alla salute, é ricco di vitamine.

All'estero, come italiano, posso essere orgoglioso di molte opere, invenzioni e scoperte ma appena metto piede in Italia con altri italiani si fanno subito i distinguo di ciò che é mio e di ciò che é tuo.

Gli italiani hanno sempre vissuto con il motto : "vivi e lascia vivere" e tutto filava liscio perché eravamo decisamente poveri ma nel momento in cui abbiamo iniziato ad avere maggiori risorse i nostri desideri sono aumentati ed abbiamo fatto come sempre, li abbiamo realizzati senza alcuna regola se non la solita "vivi e lascia vivere"; ora però lo spazio per far quel che ci pare non c'e' più e ci lagniamo e accusiamo gli altri invece di rimboccarci le maniche e trovare il colpo di genio italico o la soluzione più midle-europea.
Alcuni addirittura hanno deciso di adottare una linea violenta, ovvero sottrare spazio agli altri con la forza sia essa malavitosa sia essa legale*.

La tua analisi France non é sbagliata, sei veramente italiano, solo che quando entri in Italia subisci come tutti i distinguo italiani che negli ultimi anni vengono maggiormente esaltati. Io all'estero sono percepito come italiano, ma in italia io sono percepito come piemontese (d'ho ! )

PS : certo che é dura essere svizzeri :laugh:
PPS : di fatto, mi definisco europeo davanti ad un americano, italiano davanti ad un europeo e "di Torino" davanti ad un italiano. :bzzt:

*mi sto riferendo alla nostra classe politica

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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by France » 12/09/2010 14:20

come hai scritto tu, effettivamente il nostro insieme di cose che rappresentiamo cambia a seconda di chi abbiamo davanti, per esempio lo sapevate che c'e' l'ambasciata della Baviera a Berlino? Non è uno scherzo andate pure a controllare! Ma io credo che la cosa fondamentale è che noi abbiamo potenzialmente la maggiore libertà, e quindi anche la maggiore possibilità di sbagliare. Alcuni hanno cercato ricette nel fascismo, che diceva cosa dire e fare, altri nel comunismo, ma secondo me non sono soluzioni adattabili al nostro spirito.
In'oltre credo che il nostro stato sia stato fondato con i principi sbagliati, visto che si è preferito fare uno stato altamente centralizzato, che è quindi impossibilitato a tenere conto delle esigenze di tutti. Penso che ci troviamo ancora nel periodo della nostra infanzia statale e non ne siamo ancora usciti, in effetti non penso che ci sia stato un'altro stato con così tanti esperimenti che ancora si regge in piedi come l'italia:

Monarchia assoluta,
Monarchia costituzionale,
Fascismo,
Guerra Civile 1943-1945 (almeno secondo le nuove interpretazioni degli studiosi di storia),
Repubblica Democratica,
Influssi Comunisti (paese con il partito comunista più grande del mondo occidentale),
Terrorismo Politico,
Crisi di governo perpetue,
Infiniti numeri di partiti,
Bipartitismo (con l'avvento di Berlusconi)

Insomma sperimentiamo tanto, ma sembra sempre di non arrivare mai da nessuna parte.

Forse bisogna trovare la formula giusta per il nostro spirito, smettendo di fare finta di essere ciò che non siamo, imitando le nazioni vicine.

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Davilaro.Oa
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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by Davilaro.Oa » 27/09/2010 15:11

Canard Favrille wrote:Gli italiani hanno sempre vissuto con il motto : "vivi e lascia vivere" e tutto filava liscio perché eravamo decisamente poveri ma nel momento in cui abbiamo iniziato ad avere maggiori risorse i nostri desideri sono aumentati ed abbiamo fatto come sempre, li abbiamo realizzati senza alcuna regola se non la solita "vivi e lascia vivere"; ora però lo spazio per far quel che ci pare non c'e' più e ci lagniamo e accusiamo gli altri invece di rimboccarci le maniche e trovare il colpo di genio italico o la soluzione più midle-europea.
Sono perfettamente d'accordo con te.
C'è un malcostume consolidato che porta tutti a pensare "ma tanto funziona così" e "se lo fanno tutti perchè non dovrei farlo anche io?".
Questa mentalità è forte e radicata in qualunque ambito. Dal fare la fila al supermercato tra sgomitamenti vari all'insudiciare in maniera vergognosa i luoghi pubblici.
La cosa preoccupante è che mentre prima c'erano i furbetti e le persone corrette ora sono quasi tutti furbetti, chi più chi meno.

Mi sembra di notare una sorta di regressione della coscienza di massa. Come se fosse difficile pensare individualmente e trovare valori e motivazioni forti per comportarsi in maniera corretta o indignarsi se qualcuno non lo fa.
La cosa preoccupante è che questa incoscienza si vede soprattutto in episodi gravissimi come i numerosi casi xenofobia, spesso e volentieri accompagnati da violenza.
Magari mi sfugge qualcosa ma un conto è avere idee preconcette su qualcuno o qualcosa perchè non si conosce e non si è mai usciti dal proprio angolino di mondo e un conto è pestare un essere umano a sangue freddo.

Sicuramente una cosa che manca all'Italia sono regole vere e qualcuno che le faccia rispettare.
Non mi sento di dire però che il problema sia tutto lì.

Se tutti facessimo il nostro dovere perchè o facciamo così o sono bastonate sicuramente sarebbe un paese migliore... Ma che mondo triste....

Vedendo l'Europa sono rimasta piacevolmente colpita dalla civiltà degli altri paesi in confronto al nostro ma non so se sia dovuto effettivamente ad un maggiore senso civico o a regole rigide e punizioni severe.

@Shau, non so se sono d'accordo con la tua teoria del motore potente. E' vero che l'Italia ha prodotto tantissime menti brillanti e tutti ci invidiano nel mondo ma al momento stiamo perlopiù vivendo di rendita sulle spalle dei nostri antenati. Ci sono sicuramente delle potenzialità ma le stiamo buttando allegramente nel cesso.

Neanche io mi sento Italiana, anche se poi ogni tanto sento parlare Benigni, ascolto Gaber, penso a Travaglio e Vauro che lavorano gratis ad Annozero e mi torna un briciolo di speranza.
Per il resto vedo nero purtroppo.

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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by Claymore » 28/09/2010 07:51

L'ITALIANO si compiace dell'aspetto più becero della sua italianità.
Come scrive Davilaro.Oa dobbiamo smetterla di applaudire ai cosidetti furbetti, smetterla di continuare a raccontare barzellette C'E' UN FRANCESE UN TEDESCO E UN NAPOLETANO, ridendo del napoletano che alla fine della fiera E' SEMPRE IL PIU' FURBO.
E accettare certi comportamenti invece di condannarli o anche stare zitti ci rende complici e responsabili del calderone di pupù nel quale siamo immersi.

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Re: Cosa vuole dire essere Italiani?

Post by France » 28/09/2010 20:57

Io vorrei cercare di espandare il mio pensiero sulla materia con alcune ispirazioni che ho tratto dal libro di un mio professore universitario. Michele Loporcaro, Cattive Notizie della Feltrinelli. Lui fa un'analisi dei mass media italiani rapportandoli ai media europei. Soprattutto è interessante vedere come i quotidiani siano diventati sempre più simili alle riviste scandalistiche, e come l'informazione si sia tramutata sempre di più in sensazionalismo, togliendo sempre di più ogni parvenza di pensiero oggettivo. Un esempio che mi viene in mente ripensando ai media italiani: La strada assassina... Il "povero" Luigi, "La furia distruttiva dello Tsunami" ecc ecc. Adesso non voglio discutere troppo questo fenomeno che se vi interessa è ben documentato in questo libro, ma voglio trattare le ipotesi di partenza. Ovvero lo stato della cultura italiana agli albori dell'informazione moderna.

Quello che trovo interessante è il fatto che l'italia ha avuto una storia molto diversa rispetto ai nostri vicini. Fondamentalmente non abbiamo vissuto l'illuminismo come un fenomeno culturale di larga scala, ma solo in forma ristretta all'elite già acculturata. Infatti l'italia ha avuto tassi di analfabetismo elevatissimi fino dopo la prima guerra mondiale. L'alfabetizzazione si è conclusa con l'avvento della televisione negli anni 50. Magari potrebbe non sembrare un problema, ma in realtà lo è.

L'illuminismo è stato centrale per la cultura, perchè con l'avvento della stampa, dei caffè dove si dibatteva quanto letto, si è creata l'oppinione pubblica e la coscienza sociale. A mio parare una specie di sistema immunitario dello stato agli abusi. Ma come ho scritto sopra, questa importantissima fase non c'e' stata in italia, su scala abbastanza grande da influire adeguatamente sulla società. Il risultato è che L'italia è sempre stato ed ancora è uno stato aristocratico fatto di classi sociali che accentrano tutto il potere, con il consenso di tutti.

Il consenso è proprio il nocciolo della questione su cui ci stiamo interrogando. Forse questo consenso viene proprio dal fatto che abbiamo avuto una storia diversa, che si ha portato a risultati diversi. Ma io non credo che uno stato più autoritario, o più leggi possano essere la soluzione a questo problema. Il problema a mio avviso non è politico ma culturale. Infatti i "furbetti" esistono perchè allo stato attuale è l'unica vera difesa a questo problema di fondo che affligge la nazione, questo non scandalizzarsi più di quel tanto per le ingiustizie ed accettare passivamente lo stato delle cose.
Penso in ogni caso che per risolvere questo problema un bel passo avanti lo stiamo già facendo adesso, usando uno strumento mediatico per creare un'oppinione pubblica, non basato sul pattume che c'e' in televisione o nei giornali. Io penso infatti che internet sarà il trampolino di lancio dell'italia per un nuovo futuro.
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