Ehi amico, non è mai semplice

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Bubillus
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Ehi amico, non è mai semplice

Post by Bubillus » 02/12/2012 13:03

Dopo aver sostituito gli infissi a casa mia ora li stiamo cambiando anche nell'appartamento di mamma dove risulto proprietario al 50%. Dovendo preparare la pratica della comunicazione di inzio lavori al comune (magari non serve ma meglio farla tanto non costa nulla) mi accorgo, avendo fatto la visura catastale, che l'appartamento risulta ancora al 50% di mia mamma e al 50% di mio papà. In pratica chi all'epoca ci aveva curato tutte la trafila della successione aveva saltato quella parte. Colpa mia non aver controllato. Poco male, mi attrezzo di atto di successione e vado al catasto.
Ora, gli uffici ormai sono solo provinciali, nella mia cittadina c'è un ufficietto presso la sede della agenzia delle entrate, ma fanno solo visure e poco altro; per le rettifiche, le variazioni e le altre pratiche occorre andare nel capoluogo, quindi prendo un giorno di ferie.
L'ufficio del catasto è disposto su più piani, al piano terra ci sono gli sportelli. All'ingresso c'è un desk per l'accoglienza e le informazioni, vuoto. C'è il classico distributore di numerini, peccato che il sistema di gestione delle code sia spento. So esattamente quello che devo fare, ma una signora suduta dietro ad una scrivania che mi vede mentre cerco di capire come è organizzato il tutto mi consiglia gentilmente: "EHI LEI COSA VUOLE?" di andare ad una scrivanietta imboscata in fondo al salone che scopro essere niente meno che l'URP, strategicamente collocato sul lato geometricamente opposto all'ingresso. Altro distributore di numerini e altro sistema di chiamata desolatamente spento. Si fa come dal dottore: "chi è l'ultimo?".
Arriva il mio turno, mi siedo, attendo la fine della telefonata dell'impiegata "... sì sì ci vediamo dopo dai ora ho gente ...", spiego cosa devo fare e lei dopo aver esaminato l'atto di successione mi stampa un foglio e sentenzia "vada all'accettazione (il bancone vuoto di prima) e si faccia dare un pass per il primo piano ufficio 117".
Torno al punto di partenza, ho passato 40 minuti aspettando che qualcuno mi dicesse di fare la cosa che avrei fatto immediatamente se solo ci fosse stato qualcuno all'accettazione, ma vabbè sono in ferie ho tempo. L'impiegata dell'accettazione (che è tornata al suo posto mentre mi stavo avvicinando io, scommetto che se potessi avvicinarmi sentirei l'aroma del caffè) scruta il foglio che mi ha rilasciato l'URP, mi chiede i documenti (e dove siamo? al Pentagono?), mi dice che devo andare al primo piano stanza 117 (grazie, ma già lo sapevo) e si scusa ma non ha più moduli per il pass da darmi (forse si tratta di rari documenti in preziosa pergamena, non fotocopiabili), comunque mi dice di andare tranquillamente al primo piano e caso mai qualcuno mi chiedesse dove sto andando di dirgli che vado alla stanza 117 (di nuovo?) e che all'accettazione lo sanno. Meraviglioso.
Primo piano, la stanza 117 è tra la 116 e la 118, sinceramente non me lo sarei aspettato dopo l'esperienza del piano terra.
L'ufficio è un bugigattolo con le pareti mobili metalliche, senza uno sbocco d'aria tranne una finestrella microscopica, pieno di faldoni in parte accatastati su un paio di scaffalature malandate e, la maggior parte, accumulati in pile su scrivanie e per terra. L'impiegata sembra un tutt'uno con l'ufficio, stesso colore e stesso aspetto malmesso. Non credo abbia una casa, probabilmente alla sera si spegne insieme alle luci e sta lì fino al mattino dopo. Appena vede l'atto di successione che ho in mano capisce tutto, devo dire che è molto efficiente. Controlla il foglio che mi ha stampato l'URP e scopre che è sbagliato, l'impiegata del piano terra, pur avendo tutti i miei dati a sua disposizione (nome, cognome, codice fiscale, data dell'atto di successione) è riuscita a sbagliare pratica. Poco male, la mia amica della stanza 117 risolve tutto. Maledice i colleghi incapaci mentre scorre le schermate sul suo pc, inserisce dati, clicca pulsanti, prende scorciatoie che neppure chi ha creato quel software conosce e in 3 minuti la variazione è fatta. Le voglio bene, la porterei fuori da quel grigiore, sono convinto che riprenderebbe colore. Mi commiata dicendomi che mi stamperebbe anche la nuova visura corretta ma purtroppo le hanno negato la possibilità di produrla in quanto trattasi di esclusiva competenza del "front office" (il piano terra); me lo dice con un tono rassegnato, è senza dubbio la migliore lì dentro e di conseguenza di ciò sta da sola in un buco oppresso dalla carta, senza aria, con le pareti gelide mentre chi sbaglia le pratiche è nel salone a godersi la vita e la luce che arriva dalle vetrate.
Torno al piano terra, mi sposto di fronte ai 3 sportelli aperti (in realtà sono 2, il terzo è riservato ai professionisti) e di nuovo chiedo "chi è l'ultimo?".
Dopo 10 minuti è il mio turno, mi siedo, domando se posso avere una visura. L'impiegata mi chiede un documento per verificare che io sia il proprietario dell'immobile in quando ciò rende gratuita l'operazione. Benone. Mentre le sto comunicando gli estremi catastali dell'appartamento di mia mamma lei sta parlando d'altro, mi spiega le ragioni per cui chi è proprietario non paga mentre chi non lo è sì. Molto interessante signora ma questi sono i dati, foglio, particella, sub.... niente da fare, ha già stampato una visura per codice fiscale. Le dico "veramente a me serviva una visura solo per questo immobile" e lei "ma perché non me l'ha detto?". Rimpiango la stanza 117.
Alla fine esco dagli uffici dell'Agenzia del Territorio meglio di come sono entrato. Quando ti confronti con l'abisso anche novembre in val padana ti sembra il paradiso.
"Secondo le leggi della fisica e dell'aerodinamica, la struttura alare del calabrone in relazione al suo peso non è adatta al volo. Ma lui non conosce queste leggi e vola"

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