Sarà l’età che avanza, questi peli bianchi che hanno cominciato a moltiplicarsi sul mio mento come conigli nutriti a viagra, ma è un po' che cerco qualcosa di diverso dai videogiochi.
Non voglio imbarcarmi nel solito saccente monologo del giocatore ultranavigato che ha visto tutto e che oramai non riesce più a divertirsi: e per la cronaca: sono un giocatore di pc di vecchia data ma su console mi sento quasi un ragazzino, con tante cose ancora da scoprire.
Non è che cerchi "qualcosa di più", cerco qualcosa di diverso. Sono cambiati i miei appetiti, come succede con la verdura: quando sei bambino non la mangeresti neanche sotto tortura e da grande vai in mensa e arrivi a compiacerti del contorno di broccoli.
Gli sparatutto non riesco più giocarli. Ci provo, attratto dai nuovi titoli, dai commenti entusiasti dei ragazzi sui forum, mi lascio convincere e quando finalmente infilo il cd nel lettore perdo interesse dopo i primi tre caricatori.
L'ultimo fps che mi ha emozionato (attenzione a questa parola) è stato Quake3. Ricordo che mentre tornavo a casa maledicendo ogni semaforo, continuavo a prendere in mano la custodia per leggerne il retro… Poi polaroid più che ricordi. Alien contro Predator, la campagna col marine, e Condemned, che non è che sia un vero fps…
Poi la deriva, il trascinamento di decine di titoli affrontati meccanicamente, con sorrisi di circostanza e da che tempo che fa… E la consapevolezza di esser diventato refrattario a un genere un po' mi spaventa: già non ho mai sopportato i simulatori di guida e i giochi sportivi, adesso anche gli fps, che un tempo tanto amavo.
E proprio in queste ultime settimane un'altra doccia fredda:
BAYONETTA.
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A lungo attesa e comprata con la speranza di innamorarmene.
Il gioco eccelle nella grafica, nelle combo articolate ed estremamente precise, nella scelta di character tamarri (Platinum Games nasce dalle ceneri del Clover Studios, scultori del mai abbastanza applaudito God Hand), giganteschi boss di fine livello che trasbordano dal 32 pollici, e dove mettiamo poi Bayonetta, violenta, seducente, ammiccante, maliziosa e con un culo marmoreo continuamente esibito a tutto schermo con il pretesto di combo impossibili…
Eppure il gioco non mi ha dato niente.
Nessuna emozione.
Sui forum i ragazzi urlano al capolavoro e io non ho sentito niente. 12 missioni prima di abbandonarlo a un passo dalla fine.
Non so se la colpa sia di Bayo (lo spero con tutto il cuore) oppure mia, mi son giocato anche questo genere.
Questa lunga premessa (questo outing videoludico) per dirti quello che cerco da un gioco, Derek: sensazioni. Emozioni. Non la possibilità di misurare la mia micro e i miei riflessi, non una grafica iper-realistica. Sensazioni.
Ed è già abbastanza, anzi: è tutto.
Aspettavo Heavy Rain dal giorno dopo aver finito Fahrenheit.
http://forum.oostyle.net/viewtopic.php?f=57&t=8360
Nota su Fahrenheit: l’ho comprato per sbaglio. Avevo acquistato Killer7 per Playstation2 ma il dvd saltava, quindi sono tornato da Gamestop per farmelo sostituire. Non avevano più copie e non potevano restituirmi i soldi, quindi mi hanno proposto un buono o un cambio. Ho scartabellato i titoli sulla rastrelliera e preso Fahrenheit perché mi era capitato di guardare un filmato su youtube.
Preso il gioco con la speranza di un appuntamento al buio, giocato col cuore, amato ancora oggi.
Aspettavo Heavy Rain con ansia. In questi mesi non mi sono spoilerato niente, memore di quanto mi ero rovinato sbirciando i filmati promo di metal gear solid 4.
Avevo delle aspettative molto alte e inevitabilmente me l’ero immaginato in un certo modo.
Heavy Rain è, inaspettatamente, come me l’ero immaginato, come l’avevo sperato.
E’ opprimente senza essere esplicito, violento senza una goccia di sangue.
Mi fa tornare in mente alcuni film:
the vanishing – per la sensazione di impotenza, la sensazione che prova Jeff Bridges quando esce dall’autogrill e la sua fidanzata è scomparsa e lui non ha indizi e non solo non sa da che parte cominciare ma non sa neanche da che parte guardare
il silenzio degli innocenti – il gioco attinge da questo film a piene mani, soprattutto la lotta contro il tempo, un’indagine da svolgere prima che l’assassino uccida la vittima
seven – un assassino invisibile, estremamente metodico e preciso nel suo disegno
saw – un assassino che mette alla prova le sue vittime, puoi salvarti se stai alle regole del gioco
Il ritmo è perfetto. Non è frenetico eppure senti il peso del tempo. Le indagini proseguono a rilento. Si interrogano i testimoni senza ricavarne mai rivelazioni illuminanti ma solo piccoli indizi, singoli frammenti di puzzle. Ogni dettaglio è importante e non ricordarne uno significa compromettere le indagini (ad esempio in uno dei primi capitoli ho assistito a un evento X, poi la polizia mi ha interrogato sull’accaduto e io ho dovuto rispondere a delle domande… beh, le mie risposte errate hanno rallentato la polizia).
Non ci sono (fino ad ora) possibilità di game over, se non il “game over finale”, ossia la morte del bambino rapito. I tuoi errori si ripercuotono sulle indagini, quindi cerchi di raccogliere indizi, testimonianze, di collegare un evento all’altro.
Heavy Rain è un gioco che rompe gli schemi. E’ un gioco destinato ad un pubblico adulto, ma non per la violenza di cui è intriso, quanto perché è facile fraintenderlo e aspettarti altro.
Anni fa sono andato a casa di Arnia e lui mi ha mostrato orgoglioso l’ultimo simulatore di sommergibili della seconda guerra mondiale. Dopo venti minuti passati a fissare i quadranti senza che succedesse assolutamente nulla, io gli ho chiesto se potevamo lanciare un siluro.
“Un siluro?” mi ha risposto “Ma sei pazzo? Così ci beccano subito! E poi a chi dovremmo spararlo”.
Heavy Rain è un film.
Per adesso ho giocato solo poche ore.
Ma il gioco merita davvero.
Ps: nessun altro baco, a parte quei due che avevo segnalato all’inizio
Pps: era un po’ che non mi lanciavo in un bel post chilometrico.