IL FORUM
Posted: 23/04/2006 03:10
In giro andiamo tutti vestiti ma sotto siamo tutti nudi. Tutti dicono parolacce, ma moltissimi (e moltissime) non lo farebbero mai in pubblico. Un conto è ciò che si è disposti a fare sotto gli occhi di tutti, “firmando ufficialmente” il proprio comportamento, un altro quello che si fa quando si è liberi dal giudizio della collettività. Per questa ragione i gabinetti pubblici, quelli delle scuole ecc. sono pieni di graffiti volgari, disegni irriferibili e ogni sorta di sconcezza: perché lì ci si chiude dietro la porta e si abbassano sia i pantaloni che la moralità.
Un caso speciale sono i forum su Internet. In essi la porta chiusa è l’anonimato sostanziale e la mancanza di filtri e controlli prima della pubblicazione. Gli organizzatori dei forum sanno benissimo che è questo che ne assicura il successo. Se si sbarrasse il passo ai maleducati, ai passionali, ai fanatici, i forum languirebbero. La loro prima funzione non è quella di esporre idee e discuterle ma quella di gridare alto e forte come la si pensa, dando nel frattempo del cretino e del disonesto a chi la pensa in modo diverso.
Il forum è utile per il “défoulement”. Questo termine psicoanalitico è così definito dal dizionario (Robert): “Accesso liberatore alla coscienza di rappresentazioni (legate ad una pulsione) mantenute fino a quel momento nell’inconscio”. Insomma, sempre parlando in termini psicoanalitici, è una “abreazione”, cioè il contrario della “rimozione” e in termini correnti un umile “sfogo”. Se non fosse che nello “sfogo” si sa già da prima ciò che si desidera dire, mentre nel défoulement per così dire il soggetto si rivela a se stesso. Molti di quelli che si lambiccano il cervello per meglio insultare chi non la pensa come loro sarebbero sorpresi, in condizioni normali, di vedersi considerare dei professionisti dell’invettiva, dei violenti della parola, degli assassini verbali. Perché quando la porta non è chiusa i “forumisti” si comportano come onesti, normali, insospettabili borghesi. E anche se si trovano a parlare con chi la pensa diversamente magari diranno in cuor loro “che cretino!”, ma non daranno luogo ad un’escalation d’insulti senza freni. Invece, dove la spontaneità ha libero corso, si ha una sorta di ping pong in cui prima ci si lanciano dei sassolini, poi delle pietre, poi dei massi, infine si passa alle armi da fuoco e ognuno cerca di dimostrare che la propria bomba atomica è la più devastante.
Fra le concause del fenomeno va segnalato che il forum, come le riunioni di condominio, concede la parola a tutti. Dunque coloro che non hanno avuto nessun diritto di tribuna, neanche in famiglia, e coloro che un diritto di tribuna non meritano, qui possono parlare e essere finalmente messi sullo stesso piano di chiunque, anche se nella vita vera sarebbe dieci gradini sopra di loro. Questi fenomeni dell’aggressività passano all’insulto direttamente dal primo intervento, proprio perché abreagiscono alla loro frustrazione. Non scrivono per dire: scrivono per mordere. Come certi botoli che in casa si sentono abbastanza forti per azzannare un bambino.
Il forum è afflitto da una grande povertà di contenuti e da un alto volume sonoro. Come una bettola piena di avvinazzati. Ma bisogna lo stesso benedirlo. Meglio tirar fuori il peggio di sé: chissà che non si riesca a conoscersi e, chissà, uscire dall’equivoco di chi pensa d’essere una persona beneducata.
Un caso speciale sono i forum su Internet. In essi la porta chiusa è l’anonimato sostanziale e la mancanza di filtri e controlli prima della pubblicazione. Gli organizzatori dei forum sanno benissimo che è questo che ne assicura il successo. Se si sbarrasse il passo ai maleducati, ai passionali, ai fanatici, i forum languirebbero. La loro prima funzione non è quella di esporre idee e discuterle ma quella di gridare alto e forte come la si pensa, dando nel frattempo del cretino e del disonesto a chi la pensa in modo diverso.
Il forum è utile per il “défoulement”. Questo termine psicoanalitico è così definito dal dizionario (Robert): “Accesso liberatore alla coscienza di rappresentazioni (legate ad una pulsione) mantenute fino a quel momento nell’inconscio”. Insomma, sempre parlando in termini psicoanalitici, è una “abreazione”, cioè il contrario della “rimozione” e in termini correnti un umile “sfogo”. Se non fosse che nello “sfogo” si sa già da prima ciò che si desidera dire, mentre nel défoulement per così dire il soggetto si rivela a se stesso. Molti di quelli che si lambiccano il cervello per meglio insultare chi non la pensa come loro sarebbero sorpresi, in condizioni normali, di vedersi considerare dei professionisti dell’invettiva, dei violenti della parola, degli assassini verbali. Perché quando la porta non è chiusa i “forumisti” si comportano come onesti, normali, insospettabili borghesi. E anche se si trovano a parlare con chi la pensa diversamente magari diranno in cuor loro “che cretino!”, ma non daranno luogo ad un’escalation d’insulti senza freni. Invece, dove la spontaneità ha libero corso, si ha una sorta di ping pong in cui prima ci si lanciano dei sassolini, poi delle pietre, poi dei massi, infine si passa alle armi da fuoco e ognuno cerca di dimostrare che la propria bomba atomica è la più devastante.
Fra le concause del fenomeno va segnalato che il forum, come le riunioni di condominio, concede la parola a tutti. Dunque coloro che non hanno avuto nessun diritto di tribuna, neanche in famiglia, e coloro che un diritto di tribuna non meritano, qui possono parlare e essere finalmente messi sullo stesso piano di chiunque, anche se nella vita vera sarebbe dieci gradini sopra di loro. Questi fenomeni dell’aggressività passano all’insulto direttamente dal primo intervento, proprio perché abreagiscono alla loro frustrazione. Non scrivono per dire: scrivono per mordere. Come certi botoli che in casa si sentono abbastanza forti per azzannare un bambino.
Il forum è afflitto da una grande povertà di contenuti e da un alto volume sonoro. Come una bettola piena di avvinazzati. Ma bisogna lo stesso benedirlo. Meglio tirar fuori il peggio di sé: chissà che non si riesca a conoscersi e, chissà, uscire dall’equivoco di chi pensa d’essere una persona beneducata.