Muhammad Alì è stato veramente un simbolo e forse addirittura qualcosa di più. Lasciando da parte la questione razziale che è stata la motivazione centrale della sua straordinaria forza comunicativa, vorrei proporre una riflessione in più. Ricordo una celebre frase di Richard Nixon che disse che gli americani amavano John Kennedy perché era come loro avrebbero voluto essere, e odiavano lui perché era uguale a loro. Alì è riuscito ad andare oltre questa definizione, riuscendo a suscitare l'odio di una classe media americana che non capiva e non ammetteva il suo coraggio ma al contempo sovrastando tutta la società sua contemporanea proprio per l'irresistibilità della sua personalità strabordante, inarrestabile, eccessiva, aggressiva e dolcissima. Fu un fenomeno mediatico, ma non fu mai strumento nelle mani di nessuno. Il Cielo lo mandò su questa terra e lui non fece altro che essere se stesso durante ogni secondo della sua memorabile carriera.
E non riesco a non commuovermi ogni volta che rivedo le immagini dello straordinario film/documentario "Quando eravamo re".
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Buon compleanno, Alì."Ho fatto a botte con un coccodrillo. Ho lottato con una balena. Ho ammanettato i lampi, sbattuto in galera i tuoni. L'altra settimana ho ucciso una roccia, ferito una pietra, mandato all'ospedale un mattone. Ieri sera per spegnere la luce in camera mia ho premuto l'interruttore: prima che fosse buio ero già a letto! Sono terribile...e sono troppo, troppo veloce!!!"