Capire di economia.

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Bubillus
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Re: Capire di economia.

Post by Bubillus » 28/12/2011 11:06

C'è un limite alla lunghezza di un post? Spero di no. Sono a casa, l'imbianchino mi sta finendo il bagno e quindi ho tempo da vendere :cattive: quindi questo sarà un post lungo, ricco di dati buttati lì e ancor più imbottito di luoghi comuni. Ma sono un perito e non un ragioniere e a me hanno insegnato la matematica che forse con la finanza ha poco a che fare.

definizione: BCE Banca Centrale Europea (dal sito ufficiale The European Central Bank)

La BCE è la banca centrale responsabile della moneta unica europea, l’euro. Il suo compito principale consiste nel preservarne il potere di acquisto, mantenendo così la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro.

definizione: inflazione (da Wikipedia)

In economia il termine inflazione indica un generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d'acquisto della moneta

ecco che abbiamo già trovato dei collegamenti tra le due definizioni ovvero i termini "moneta" e "potere d'acquisto" e quindi possiamo affermare che il compito istituzionale della BCE è combattere l'inflazione nell'ambito dei paesi che aderiscono all'area della moneta unica. Attraverso quali strumenti agisce la BCE? Altra spiegazione abbastanza chiara presa pari pari dalla rete (sempre Wikipedia):

La domanda e l'offerta di moneta sono legate al tasso d'interesse dal modello IS-LM secondo il quale esiste una correlazione inversa, non sempre lineare, fra offerta di moneta e tasso d'interesse: aumentando l'offerta di moneta, il tasso d'interesse scende in proporzione; viceversa, vendendo titoli per ridurre la base monetaria (offerta di moneta), i tassi aumentano.
Il mercato determina il tasso d'interesse, con la legge della domanda e dell'offerta (di moneta). La Banca centrale determinando l'offerta di moneta, ha la leva per controllare i tassi d'interesse. Compito per statuto della Banca centrale è regolare l'offerta di moneta.


Quindi l'unico strumento della BCE è puramente finanziario, non ha nulla a che vedere con l'economia, i soli mercati a cui si rivolge sono quelli della moneta e dei titoli.
Già qui secondo me c'è il primo inghippo. L'inflazione in Europa (non dico "in Italia" ma "in Europa" perché non sono convinto che le specificità dei singoli stati siano tali da determinare grosse differenze nelle dinamiche economiche) è, a mio parere, in minima parte legata alla quantità di denaro circolante. Molto più efficace sarebbe un controllo sui profitti oppure una regolamentazione sulla formazione dei prezzi dei beni e dei servizi (ma sono un comunista, ahimè). Se la polizza auto mi aumenta del 7% da un anno all'altro è forse colpa della moneta oppure sono le compagnie che scaricando sui clienti tutti i costi senza rinunciare al perseguimento dell'aumento dei profitti non hanno alcun vero interesse a perseguire l'efficienza del sistema? Se un paio di scarpe fabbricate in Thailandia al costo di produzione di 10 euro mi costa poi in negozio 100 euro è "morale" che quando questo prezzo aumenta ulteriormente mi si venga a dire che è "per adeguarsi all'aumento dell'inflazione"? Se il 30% del mio reddito viene assorbito dalla rata del mutuo e questa aumenta in maniera direttamente proporzionale all'aumento del tasso BCE (anzi di più visto il metodo di calcolo dei tassi applicati, ma di questo meglio non discutere ora) cosa devo temere di più? E se alla rata del mutuo aggiungo i prestiti del credito al consumo? Di questo parlerò oltre.

Comunque la BCE controlla l'andamento dell'inflazione e, sulla base delle sue valutazioni, agisce.

Andiamo a vedere un po' di storia per capire con quanta oculatezza la BCE svolge il suo compito.
gennaio 2008: il costo del petrolio supera i 100 dollari al barile e continua la sua corsa nei mesi successivi fino a raggiungere i 147 dollari il giorno 11 luglio 2008. Due giorni prima il tasso BCE aveva raggiunto il suo massimo storico al 4,25%. La bolla speculativa sul prezzo del greggio crea (insieme ad altre cause tra cui la speculazione sui prezzi dei cereali e delle materie prime) le condizioni per una recessione globale. La BCE si rende conto che questa recessione sta colpendo duramente il settore produttivo e, forse obtorto collo o forse sulla scia delle altre banche centrali (Federal Reserve, Bank of England, Bank of Japan etc etc) a partire dall'ottobre 2008 inizia a tagliare il tasso ufficiale che, passo dopo passo arriva al minimo storico dell'1% il 7 maggio 2009.
Nel frattempo è scoppiato il bubbone dei mutui subprime che già nella seconda metà 2006 aveva dato i primi segnali (allegramente ignorati anche da chi avrebbe dovuto, per obblighi istituzionali, vigilare... sarà un caso ma Alan Greenspan è stato della Federal Reserve dal 1988 al 2006).
Interessante. Ma da dove esce questa crisi dei mutui?
I tassi di interesse sono bassi, la politica creditizia fa leva su questo e spinge la propria clientela (anche a quella che proprio non avrebbe potuto poi permetterselo) ad indebitarsi per l'acquisto di beni (stiamo parlando di crisi dei mutui, ma l'indebitamento era finalizzato anche all'acquisto di beni di consumo), il mercato immobiliare approfitta dell'aumento della domanda con un aumento dei prezzi innescando un circuito diabolico (mi prestano 100 e compro casa, il mercato sale e quello dopo di me dovrà farsi prestare 110 e via così...), la speculazione dovuta alla grande disponibilità di liquidità crea un aumento delle materie prime che combinata all'aumento dei prezzi dei beni dovuto all'eccesso di domanda crea in conseguenza un aumento dell'inflazione.

faccio una piccola divagazione. Quando la speculazione inizia a farsi sentire i prezzi delle materie prime già sotto pressione a causa dell'aumento della domanda mondiale dovuto alla crescita delle economie cinese (soprattutto), indiana e in generale dei cosidetti paesi emergenti. E' curioso il nostro talento nel farci del male. Le aziende manufatturiere dell'occidente hanno delocalizzato in maniera crescente la produzione di beni di consumo nei paesi dove il costo del lavoro è più basso allo scopo di massimizzare i profitti. Questo ha causato un doppio effetto: la diminuzione dell'offerta di lavoro (e un peggioramento delle condizioni giuridiche del mercato del lavoro) nei paesi occidentali (meno lavoro, meno consumi, minore crescita del PIL ovvero della "ricchezza" del paese) e la corrispondente crescita dei paesi "operai" che utilizzando come un volano questo ruolo di "fabbrica del mondo" sviluppano le loro economie assorbendo un maggior numero di materie prime che di conseguenza aumentano di prezzo. Quindi in pratica per garantire alti profitti alle aziende importiamo beni, inflazione e perdiamo ricchezza. Davvero un ottimo affare. Oltretutto questi stati "emergenti" si trovano nella condizione di poter acquistare debito sovrano dei paesi occidentali, pensiamo se anche questo non sia uno dei peccati originali che stiamo pagando ora.

Le banche centrali iniziano allora ad attuare una politica restrittiva di aumento dei tassi (in ossequio al loro compito istituzionale), ma i privati, le cui risorse sono "drenate" dagli interessi sui prestiti e da un livello di consumi eccessivo e per gran parte sostenuto da credito al consumo, cominciano a non poter più reggere il peso del debito contratto e diventano insolventi nei confronti degli istituti di credito. Oltretutto nel frattempo questi "crediti" hanno dato origine ad una serie mostruosa di strumenti finanziari (i cosidetti "prodotti derivati") e quindi l'effetto leva delle insolvenze crea una ondata devastante di perdite finanziarie.

Siamo nel 2008, in piena crisi subprime le banche centrali stanno ancora aumentando i tassi avendo come obiettivo il contenimento dell'inflazione ma il crac delle banche (Lehman Brothers dichiara la bancarotta il 15 settembre 2008, il 22 settembre Goldman Sachs e Morgan Stanley cessano di essere banche d'affari e diventano banche "normali" entrando nell'ambito della supervisione della Federal Reserve e della Federal Deposit Insurance Corporation potendo così ottenere liquidità e assicurazioni sui depositi evitando di fallire) le costringe ad una immissione di denaro a basso costo per sostenere gli istituiti di credito, contenere le perdite degli investitori o addirittura permettergli di realizzare un guadagno. Inizia così la discesa dei tassi ufficiali determinati dalle banche centrali e anche la BCE, come già detto, si adegua.

Ma come? Lo strumento dei tassi non era da utilizzare esclusivamente per il controllo dell'inflazione? Questa nuova massa di denaro che la BCE immette sul mercato per salvare chi fino al giorno prima ha speculato sui prodotti finanziari e sulle spalle dei debitori che conseguenze avrà sui bilanci delle famiglie e degli stati? Questa politica della banca centrale sarà riuscita a colpire anche la speculazione che aveva determinato un aumento dell'inflazione oppure così tanto denaro a basso costo ha nuovamente consentito di spostare enormi capitali in quei mercati dove è possibile realizzare profitti molto alti (materie prime e prodotti finanziari derivati)?

Molto interessante. I tassi si sono abbassati fino a raggiungere dei minimi mai visti, i titoli di stato hanno visto calare i loro rendimenti quasi fino a perdere la loro caratteristica di prodotto finanziario che per definizione è destinato ai risparmiatori con un profilo di rischio basso ed a formare la base "solida" dei prodotti di investimento. Ormai sul mercato ci sono altri prodotti finanziari che pur esponendo ad un rischio modesto offrono un rendimento superiore ai titoli di stato (conti di deposito, obbligazioni emesse dalle banche che hanno ritrovato una "solidità" grazie agli aiuti degli stati, al denaro immesso nel circuito dalla BCE e all'adeguamento ai criteri del trattato di Basilea, etc etc). Questo da un lato è stato positivo per gli stati indebitati (meno interessi da pagare sul debito sovrano) ma in un momento in cui la crisi globale non riesce a far crescere le economie e quindi, di conseguenza, i bilanci degli stati non possono contare su un flusso in entrata in crescita causa una diminuzione delle risorse disponibili e spinge gli stati emettitori a cercare di competere offrendo obbligazioni a tassi crescenti incontando, ovviamente, il favore del mercato che a titoli di stato con buoni rendimenti non dice mai di no.

Altra divagazione: ricordate quando durante il governo Prodi e con Ciampi ministro delle finanze per la prima (e temo unica) volta si cercò di diminuire il peso del debito pubblico emettendo meno titoli rispetto a quelli in scadenza? Ovviamente questo si può fare solo se, nello stesso momento, diminuisce il fabbisogno dello stato. Funziona come una famiglia che ha contatto dei debiti: inizia a restituire i soldi un po' per volta ma lo può fare solo se il suo reddito è aumentato o se ha iniziato a risparmiare spendendo meno di quello che guadagna. Facile.

Facendo tesoro della divagazione precedente ecco che forse ci si rende conto che è stata una occasione d'oro sprecata in modo scellerato quella che si è presentata nel periodo a partire dal maggio 2009. Un governo che avesse carpito l'attimo (e previsto gli sviluppi della congiuntura) ne avrebbe approfittato per varare le famose "riforme" per il sostegno dell'economia e diminuire in modo drastico il debito pubblico anche, perché no, imponendo un nuovo patto sociale che prevedesse un riequilibrio della tassazione a favore delle classi a minor reddito e incidendo di più sui redditi derivati da rendite finanziarie. Quando fortunatamente il peso degli interessi cala sarebbe meglio che le risorse risparmiate andassero a diminuire il debito e non a crearne di nuovo. E invece nulla di tutto questo è successo, per lo meno in Italia e nei paesi meno "virtuosi" dell'area dell'Euro, e una volta passata la buriana ci si è trovati di nuovo a dover far cassa in un momento in cui l'economia non riesce a tornare a crescere in maniera decisa. La crisi economica è stata temuta dalla classe al governo come inevitabile crisi di consenso e ci si è preoccupati più della propria sopravvivenza che delle conseguenze che il paese doveva subire. I difetti "strutturali" non sono stati nè risolti nè, putroppo, individuati in modo razionale e per l'economia reale nulla è cambiato.

Chi è riuscito a sviluppare concretamente un comportamento "virtuoso" (la Germania, sempre loro maledetti crucchi primi della classe) si è messo abbastanza al sicuro. Altri invece si sono accontentati di proclamare a parole che il peggio era passato e che dopo tutto non ci si era rovinati e che quindi si era trattato in fondo di un problema passeggero di mancanza di fiducia in un sistema di per sè stabile.

Inizia la tragedia.

6 febbraio 2010: A proposito della riapertura dei cantieri della Pedemontana, Berlusconi ha detto: "E' un'altra dimostrazione del fatto che nonostante questa crisi l'Italia c'è e c'è soprattutto un governo che ha continuato a lavorare bene per tutti gli italiani". "Credo che la grave crisi economica sia stata affrontata bene: non abbiamo aumentato le tasse e abbiamo superato con misure sagge e lungimiranti gli effetti peggiori della crisi, abbiamo aiutato le famiglie a basso reddito, gli anziani e abbiamo assicurato un sostengo a tutti coloro che hanno perso il lavoro e introdotto nuove tutele a chi non aveva la cassa integrazione". Poi, a proposito della pressione fiscale, il premier ha detto: "Noi abbiamo abbassato le tasse: abbiamo tolto l'ICI e abbiamo tolto imposte per 2 miliardi alle imprese: abbiamo fatto diverse cose con i conti che ci sono... Teniamo conto del fatto che in Europa ci sono Paesi come la Grecia, il Portogallo, ma anche la Spagna e l'Irlanda che sono in situazioni abbastanza preoccupanti, noi invece ce la stiamo cavando meglio di tutti gli altri".

29 giugno 2010: "La crisi è alle nostre spalle, per fortuna, e l'Italia ne sta uscendo meglio degli altri in Europa". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi parlando al Business Council italo-brasiliano a San Paolo aggiungendo che le nostre imprese possono dare una mano al "miracolo economico brasiliano". In particolare, ha aggiunto il premier, l'Italia "può offrire eccellenze nella tecnologia di avanguardia, ma anche capitali".Berlusconi ha ricordato tra l'altro come le famiglie italiane non abbiano fatto "come quelle americane, ovvero hanno consumato ma hanno saputo anche risparmiare" e come il sistema bancario italiano si sia rivelato "molto solido".

22 settembre 2010: L'Italia uscirà presto dalla crisi economica, anche grazie a una Finanziaria che rappresenta un "cambiamento epocale". A lanciare un messaggio di ottismo sul fronte dell'economia è il premier Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. ''Noi prevediamo che l'Italia uscira' dalla crisi economica prima e meglio degli altri Paesi'' assicura il presidente del Consiglio difendendo il lavoro del governo sulla manovra economica. ''Abbiamo approvato la Finanziaria 2010, che e' fatta di tre articoli e tabelle. Non ha modificato nulla per il 2010 e il 2011, ma ha aggiunto per il 2012'' annuncia il premier parlando di ''cambiamento epocale'' rispetto agli anni precedenti, caratterizzati da ''scontri tra ministri e tra partiti, assalti alla diligenza da parte delle lobby'' che hanno provocato un forte aumento del debito pubblico. Berlusconi lancia poi un nuovo attacco a opposizione e stampa. "Abbiamo una opposizione fieramente antitaliana che fa il tifo per la crisi e non vuole che l'Italia esca dalla crisi". Quindi le nuove accuse ai media, che 'nascondono' i successi del governo. ''Mi piacerebbe che la stampa italiana si togliesse gli occhiali che rendono difficile vedere i risultati che abbiamo conseguito fin qui". ''In politica estera -assicura- abbiamo fatto, ad esempio, un grande gol che mi rende orgoglioso e cioe' l'avvicinanamento tra l'America e la Russia. Questo e' un grande gol della politica estera italiana ed appunto mi piacerebbe che la stampa si togliesse gli occhiali'' e riconoscesse il ''successo'' della nostra politica estera. ''Io parto per gli Stati Uniti con la consapevolezza che l'Italia e' tra i protagonisti sulla scena internazionale''.

E' come dopo un terremoto violentissimo. Qualche casa se l'è cavata con qualche crepa nell'intonaco perché era stata costruita su fondamenta solide e con materiali resistenti. Qualche altra casa invece è stata lesionata ma i proprietari l'hanno aggiustata e hanno anche rinforzato le strutture portanti rendendola più resistente. Purtroppo però c'è anche chi, di fronte alle crepe vistose della propria abitazione, ha preferito far finta di nulla e dire, anzi, che tutto sommato con quei buchi ora la casa era più fresca. Al terremoto successivo però sappiamo già quali saranno le prime case a crollare.

Forse si è perso di vista il protagonista principale di tutto questo. Il denaro.
Il greggio WTI dalla quota 70-80 mantenuta durante il periodo da fine 2009 a quasi tutto il 2010 è tornato successivamente a salire oltre i 100 dollari. Non c'è nessun dubbio che il prezzo delle materie sia uno dei primi motori dell'aumento dell'inflazione. La BCE si risveglia dal suo torpore e, come non fosse mai successo nulla, il 7 aprile 2011 decide che l'inflazione è tornata ad essere il pericolo pubblico numero uno al contrasto del quale viene subordinata ogni altra considerazione economica e finanziaria e ritocca verso l'alto il tasso ufficiale che passa all'1,25% dopo due anni di stabilità. I titoli sovrani, in quei paesi che non sono stati in grado di agire sulla diminuizione del proprio debito ma che anzi hanno finanziato le misure prese durante la crisi proprio emettendo nuovo debito a tassi crescenti per poter attirare capitali, ricominciano a vedere i propri rendimenti crescere.
Il BOT annuale italiano passa da un rendimento del 1,98% (15 aprile 2011) al 3,67% (15 luglio 2011). Vale la pena ricordare che lo stesso titolo ancora a gennaio 2010 rendeva lo 0,795%.
Tutto questo che cosa significa? Che lo stato si è indebolito, che si sta nuovamente indebitando a tassi in rialzo e che ora le riforme sono finalizzate al rastrellamento di risorse in una congiuntura instabile e peggiore rispetto ad appena un anno prima quando, forse, si è sprecato troppo tempo a cercare di risolvere i problemi di pochi a scapito di quelli di molti.
E a farne le spese sono ovviamente i cittadini che non hanno una forza contrattuale tale da poter bloccare misure che vadano contro i loro interessi economici. Considerate questo: poche decine di avvocati sono in grado di bloccare una riforma in senso liberale della loro professione. Poche centinaia di lobbisti sono in grado di evitare l'adozione di una tassa patrimoniale o la tassazione delle rendite finanziarie speculative. Milioni di persone non sono in grado di contrastare una riforma della previdenza che peggiorerà la vita per loro e per i loro figli. Incredibile.

Andiamo ora a vedere come sono modulati i tassi di interesse e se è vero che la BCE sia in grado di contrastare efficacemente l'aumento dell'inflazione.
Sarò un contadino ma a me i conti non tornano. Ricordiamo che la BCE considera il 2% come soglia di "allarme" per agire.

mentre sta per esplodere la crisi dei mutui, contemporaneamente alla crescita smisurata dei prezzi delle materie prime e a tassi BCE crescenti il tasso di inflazione era in crescita partendo da un livello piuttosto basso - giugno 2007 sull'anno precedente: USA 1,9%, area Euro 1,9%, Italia 1,7%;
un anno dopo il patatrac è sotto gli occhi di tutti, alcune banche falliscono e altre vengono salvate a spese del contribuente. I tassi BCE sono ai massimi storici - settembre 2008 sull'anno precedente: USA 3,6%, area Euro 3,7%, Italia 3,8%;
nei mesi successivi l'economia si contrae, la produzione si ferma e le banche centrali (BCE compresa) immettono sul mercato fiumi di denaro a bassissimo costo per permettere alle banche di coprire le loro perdite (obiettivo raggiunto) e per "stimolare" l'economia (misero fallimento, si sono salvate ditte quello sì ma la produzione, si vedrà nei mesi successivi, resta ferma): gennaio 2009 su anno precedente: USA 1,4%, area Euro 1,1%, Italia 1,6%;
arriva la deflazione e i tassi BCE sono al minimo storico - luglio 2009 su anno precedente: USA -0,1%, area Euro -0,6%, Italia 0%;
dal 7 maggio 2009 la BCE non tocca il tasso. L'inflazione però si muove verso l'alto - da luglio 2009 ad aprile 2001: USA da -0,1% a 2,9%, area Euro da -0,6% a 2,8%, Italia da 0% a 2,6%;
ai giorni nostri. Inflazione in crescita e ad aprile la BCE aumenta il tasso ufficiale - giugno 2011 su anno precedente: USA 3%, area Euro 2,7%, Italia 2,7%;
poi arriva Draghi e vedremo le conseguenze delle sue mosse.

Che impressione danno questi dati? A me sembra che la BCE "corra dietro" alla realtà e non sia in grado di modificare alcunché e che, considerati i discorsi fatti prima, la sua influenza non sia molto efficace contro la speculazione quanto abbastanza nefasta nei confronti dei risparmiatori e del debito sovrano degli stati.

Vorrei anche fare una considerazione che considero banale e che probabilmente si basa su un concetto non corretto a causa della mia impreparazione in materia. Non pare illogico che lo stesso indice interbancario venga preso a riferimento sia per l'erogazione di mutui a lunga scadenza (tipicamente, io che vorrei comprare la mia prima casa e mi rivolgo alla banca) sia per la concessione di prestiti a breve o brevissima scadenza (per esempio il cosiddetto "denaro caldo") e che l'unica differenza sia lo spread applicato dalle singole banche con tutti i relativi problemi legati agli interessi a volte convergenti tra creditore e debitore? Addirittura il tasso utilizzato è più vantaggioso nel caso del prestito a brevissimo termine rispetto a quello preso a riferimento nel caso dei mutui!
Questo non è un vantaggio per l'investimento speculativo? E tutto ciò ha a che fare qualcosa con il contrasto dell'inflazione?

Comunque, per finire, avendo cercato di mettere in ordine alcuni dati e diversi avvenimenti cercando di trovare le diverse relazioni ed i rapporti tra cause ed effetti forse l'interpretazione della situazione attuale potrebbe avere qualche elemento in più.

La crisi iniziata silenziosamente nel 2006 ed esplosa nel 2008 ha avuto diverse cause scatenanti che hanno trovato forza l'una nelle altre;
L'aumento del costo delle materie prime ha determinato un rallentamento della crescita delle economie occidentali già indebolite a causa dell'incontrollata ricerca del profitto che ha portato ad una deindustrializzazione a vantaggio dei paesi emergenti;
La stessa causa ha generato una inflazione crescente importata e non generata;
Una situazione di recessione di fatto è stata artificialmente rinviata dal mantenimento (o addirittura dalla crescita) del livello dei consumi delle classi lavoratrici che è stato sostenuto da un abbondante accesso al credito;
Lo stesso effetto "placebo" è derivato dalla crescita della bolla immobiliare negli USA causata dall'elevata domanda spinta dalla facilità di accesso al credito;
L'aumento dei profitti dei capitalisti occidentali, la deindustrializzazione in Europa e negli USA e la crescita esponenziale delle economie emergenti hanno spinto l'accumulo di risorse nelle mani degli investitori ad orientamento speculativo (hedge founds, fondi sovrani e banche centrali degli stati emergenti) generando un prevalere della finanza sull'economia reale;
Quando le banche centrali hanno proseguito nell'aumento dei tassi illudendosi in quel modo di contastare l'inflazione (che non era dovuta al basso costo del denaro ma al progressivo deterioramento del modello economico) si è creato un "corto circuito" tra massa monetaria, strumenti finanziari derivati e risparmio che ha causato la crisi delle banche di fine 2008;
L'esigenza di salvare i mercati finanziari ed i soggetti che vi operavano ha spinto le banche centrali ad una straordinaria immissione di capitali a bassissimo costo;
Mentre le banche venivano salvate a spese dei contribuenti gli stessi dovevano subire le conseguenze della crisi ovvero una recessione globale con conseguenti ripercussioni sul mercato del lavoro e sull'economia reale già compressa a causa del costo delle materie prime;
Gli stati hanno dovuto adottare provvedimenti a sostegno dell'economia e mentre alcuni hanno provveduto ad avviare contemporaneamente una serie di riforme tendenti al risanamento e alla sostenibilità dei conti pubblici che bilanciassero gli effetti delle maggiori spese dovute alla congiuntura altri si sono limitati a percorrere la classica strada dell'indebitamento;
Il crollo dei tassi determinato dalla iniezione di liquidità a basso costo operata dalle banche centrali ha determinato una contrazione nel mercato dei titoli di stato che ha costretto gli stati emettitori ad anticipare l'aumento dei tassi offerti allo scopo di reperire capitali che altrimenti si sarebbero dirottati su investimenti diversi;
Nel momento in cui si è verificata una prima stabilizzazione e l'economia ha mostrato una minima crescita sono tornate le spinte inflazionistiche e le banche centrali (BCE tra tutte) hanno ripreso a considerare l'aumento dei tassi come mezzo di contrasto alla perdita di potere di acquisto della moneta;
Gli stati molto indebitati si sono trovati a questo punto in una situazione difficilmente sostenibile: nessuna riforma a sostegno della crescita, indebitamento in aumento con tassi in salita, sfiducia dei mercati;
La massa di denaro in possesso degli speculatori che già era notevole prima della crisi e che è ulteriormente aumentata dopo gli interventi delle banche centrali ha quindi trovato terreno fertile "attaccando" le borse degli stati più deboli;

Cosa si sarebbe potuto fare?
Beh lasciare fallire le banche, rimborsare i correntisti e i piccoli investitori e poi nazionalizzarle.
Aumentare la tassazione sui grandi capitali, le rendite finanziarie e gli investimenti speculativi.
Diminuire la tassazione sul lavoro dipendente
Aumentare le tasse alle aziende che delocalizzano la produzione.
Imporre dazi ai prodotti di provenienza extra UE.
Combattere l'evasione fiscale a livello europeo.
Imporre la progressiva diminuzione del debito.
Imporre strumenti di controllo dei prezzi rendendo trasparenti e controllabili i profitti.

Per iniziare.
"Secondo le leggi della fisica e dell'aerodinamica, la struttura alare del calabrone in relazione al suo peso non è adatta al volo. Ma lui non conosce queste leggi e vola"

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